Intervista a Filippo Savarese sul caso Italo-NTV

da Intelligonews – di Marta Moriconi
Un nuovo caso Barilla all’orizzonte? La notizia di sconti accordati da Italo Treno ai partecipanti da tutta Italia al Family Day del prossimo 30 gennaio a Roma, al Circo Massimo, ha scatenato le polemiche della comunità Lgbt nella rete, che hanno accusato l’azienda, nemmeno a dirlo, di “omofobia”. La società, tramite i propri social network, ha provato a spiegare che si tratta di pacchetti standard concordati per tutti gli eventi che assicurano una certa mole di spostamenti via rotaie. Ma non è bastato a placare gli animi. IntelligoNews ha sentito in merito Filippo Savarese, portavoce di Generazione Famiglia e membro del Comitato promotore del Family Day.
 

Allora, Savarese, come si spiega tutte queste polemiche? 
“Purtroppo l’ideologia Lgbt non può tollerare l’esistenza di chi non la condivide, alla faccia di cuoricini e arcobaleni. Va detto che sono grandi polveroni virtuali dalle ricadute pratiche per ora pressoché nulle, soprattutto in Italia dove la maggioranza dei cittadini non si beve il Vangelo del pensiero ‘politicamente corretto’, ma restano comunque sintomo di un clima d’intolleranza e violenza sempre più palpabile. D’altro canto sono grandi boomerang mediatici, perché quel che fa tendenza su Twitter è ribaltato nel paese reale: la gente comune si rende conto dell’assurdità di questi atteggiamenti isterici e scalmanati, e questo consolida la tenuta delle nostre idee nella maggioranza del popolo”.
 
Quello di Italo è un nuovo “caso Barilla”? 
“Voglio sperare che la NTV non si scuserà per aver concesso a noi esattamente le stesse condizioni che concede ad altri in situazioni analoghe. Ma i casi comunque si moltiplicano. Giusto ieri ero in Puglia, ospite di un evento culturale all’interno del quale c’era anche una sessione sulle unioni civili, in cui sono intervenuto appunto come relatore. Le associazioni Lgbt locali hanno tempestato la pagina Facebook dell’hotel in cui ho pernottato con recensioni negative solo perché aveva stipulato una convenzione di sponsorizzazione dell’evento!”.
A proposito di social network, su Twitter avete scritto “oggi Rosa Parks siamo noi”, moltiplicando le proteste…
“Ma è proprio così! Rosa Parks poteva usare i mezzi pubblici, ma in settori dedicati ai neri. Cioè non alle stesse condizioni di tutti gli altri cittadini. E questo è esattamente quello che chiedono che avvenga di noi gli attivisti Lgbt: noi possiamo usare i treni – dicono – ma non possiamo beneficiare dei tipici sconti che le aziende offrono nei casi di grandi eventi nazionali, che siano sportivi, politici, sindacali, culturali o altro. Non per il colore della nostra pelle, ma per il colore, per così dire, delle nostre idee. Che non sono arcobaleno. Siccome noi crediamo che il matrimonio sia per sua natura tra un uomo e una donna, e che i bambini hanno diritto di conoscere un papà e una mamma, allora noi siamo cittadini dalle opinioni di serie B, anzi, fuoriserie. Non c’è più la divisione tra “siamo d’accordo” o “siamo in disaccordo”; ora c’è “siamo d’accordo” o “chiedi scusa”. Si veda il caso Barilla, ormai accademico. Davvero un bruttissimo clima”.
Però le associazioni Lgbt vi risponderebbero che in realtà sareste voi a voler tenere dei cittadini in condizioni di minorità sociale, impedendogli l’accesso al matrimonio. No?
“Ma per carità! Nessuno tra noi che scenderemo in piazza il 30 gennaio al Circo Massimo in occasione del Family Day pensa che due persone dello stesso sesso che si amano non debbano avere tutti i diritti che servono a rendere effettivo, pratico, concreto questo rapporto nel contesto sociale. Il diritto di gestire insieme i propri beni mobili e immobili, i propri affari, le proprie vicende esistenziali. Il diritto di essere ‘uno per l’altro’ in tutte queste circostanze, e di far valere questa vincolo di mutua solidarietà nei confronti di terzi. Questo corpo di diritti però non c’entra niente col diritto di famiglia, di cui è fulcro l’istituto del matrimonio! Non per una questione di visione morale o religiosa della famiglia, ma pratica, concreta.
In che senso? 
“Nel senso che se tutto è famiglia, niente lo è più davvero. Negli USA sono partite le prime cause per ottenere la poligamia legale dopo il matrimonio gay. Qual’è il passo successivo, e in che direzione va? Noi vediamo all’orizzonte la fine del matrimonio, e la fine della considerazione sociale della famiglia in termini di bene comune. Convivere, con chi si vuole e come si vuole, sarà un fatto del tutto privato. Ma questo scenario non tiene conto di una questione determinante: e cioè che dalle relazioni affettive e sessuali delle persone nascono i figli, i cittadini di domani che meritano tutele e provvidenze per maturare al meglio. Nel quadro di una società “senza famiglia”, i figli sono solo appendici di realizzazione personale, come avviene con l’utero in affitto”.
A proposito di utero in affitto, un’ospite importante del Family Day sarà Jennifer Lahl, impegnata a livello internazionale per l’abolizione di questa pratica. Sarà questo, quindi, il vero tema dominante?
“Mi fa molta impressione quando sento dire che contrastando la stepchild-adoption noi vorremmo negare dei diritti a dei bambini, perché non vogliamo riconoscere legalmente il loro rapporto di filiazione col partner del genitore biologico, che per loro è già genitore a tutti gli effetti sentimentali e sociali. Ma io rispondo: chi, per primo e ben più gravemente, ha negato a quei bambini qualcosa di cui avevano assolutamente diritto e bisogno, e cioè conoscere l’altro genitore e poter crescere con lui, vivendone sulla propria pelle le specificità del suo essere papà o mamma? Come si permette di accusare altri di togliere qualcosa a un bambino chi pratica la “maternità surrogata”, che in realtà è terribilmente una maternità negata, rapita, oscurata, annientata? E lo stesso identico discorso vale per chi pianifica a tavolino l’esclusione del papà, che diventa un anonimo donatore da andare a ricercare in capo al mondo a diciotto anni con uno zaino pieno di dubbi esistenziali, come i puntini neri da collegare per poter avere un’immagine d’insieme sulla propria identità. Tutto questo è profondamente ingiusto,  sono crimini contro l’umanità. Al Family Day lo riaffermeremo con grande tatto, ma irremovibile fermezza”.
fonte: http://www.intelligonews.it/articoli/25-gennaio-2016/36043/italo-parla-savarese-e-il-nuovo-caso-barilla-ntv-non-si-scusi-e-un-boomerang-per-associazioni-lgbt
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