L’incontro con Kiko arguello – Lo spettacolo della vita

da “Toscana Oggi – La settimana” (notiziario della diocesi di Livorno) – di Flavia Marco

Lo spettacolo (e che spettacolo!) per una volta è stato offerto dal pubblico e non dal palco del PalaModigliani: circa 10.000 fra giovani, famiglie con bambini ed anziani, accompagnati da canti e danze, da chitarre e tamburelli sono arrivati a Livorno sotto un cielo ben poco clemente. Il grido che si levava unanime e la parola che si leggeva sui voti di tutti era “grazie”. Grazie a Dio che ha donato loro uno spagnolo, Kiko Arguello, fondatore del Cammino neocatecumenale, che ha parlato loro di Dio con un linguaggio nuovo e che ha donato loro quella speranza cristiana che non conoscevano.
Per tutti coloro che sedevano sul palco, tra cui il vescovo Simone Giusti ed alcuni sacerdoti della diocesi di Livorno, lo spettacolo deve essere stato impressionante: tutta la platea e la gradinata colme di persone che all’unisono cantavano e battevano le mani insieme a Kiko che intonava un canto alla Vergine Maria mentre l’icona della Madonna di Montenero veniva portata in processione e venerata da toscani, lombardi, piemontesi, umbri, liguri, emiliani, romani, francesi, belgi e svizzeri. Ancora più suggestivo deve essere stato però sentire il silenzio assoluto nel momento della preghiera e dell’ascolto della Parola.
Centro della catechesi di Kiko è stato, come sempre, l’annuncio del kerygma ovvero della buona notizia del cristianesimo, cioè che Cristo è risuscitato dai morti, notizia sempre nuova, che si fa novità concreta per chi ascolta con orecchio e cuore aperto. L’omelia del Vescovo, sempre incentrata sul tema della vita che ha l’ultima parola sulla morte, ha riscosso un’ovazione degna di un vero e proprio stadio.
Espressione concreta di tutte le parole che Kiko ed il Vescovo avevano appena pronunciato è stata la disponibilità mostrata da ben 64 ragazzi ad intraprendere un cammino di discernimento per poter capire se il Signore li aveva scelti come nuovi sacerdoti e di 94 ragazze disposte ad entrare in un monastero di clausura, sempre dopo aver effettuato un lungo cammino che verifichi la loro effettiva vocazione.
Altra testimonianza concreta del fatto che è possibile donare la propria vita era presenza al Pala Modigliani di numerose missiones ad gentes ovvero di famiglie, molte delle quali con numerosi figli, che hanno lasciato casa, lavoro, parenti ed amici, per andare in luoghi in cui le Chiese sono deserte od in cui il Vangelo non sia mai stato annunciato, sicuri che avrebbero trovato il centuplo di ciò che hanno lasciato e la loro presenza domenica a Livorno aveva proprio questo significato: ringraziare Dio.
Altro frutto dell’annuncio del Vangelo nella sua “radicalità” è stato l’affiancamento di numerosi ragazzi alle missioni. Tali ragazzi, restando nel luogo in cui vivono, avranno la possibilità di aiutare concretamente le famiglie in missione: essi dovranno pregare tutti i giorni il Santo rosario inginocchiandosi davanti al Santissimo Sacramento.
L’incontro, iniziato intorno alle diciassette, si è concluso intorno alle ore venti ed una fiumana di giovani, adulti, bambini ed anziani, cantando e ballando è risalita, ciascuno sui propri pullman per fare ritorno alle loro case ed alle loro parrocchie: quale conclusione migliore per la due giorni dedicata alla famiglia organizzata dalla diocesi di Livorno?

fonte: http://www.livorno.chiesacattolica.it/sites/default/files/attachments/Settimana-23-2013.pdf

 

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