Intervista con il pittore spagnolo David Lopez Ribes, vincitore del Premio delle Pontificie Accademie e appartenente al Cammino Neocatecumenale

di H. Sergio Mora – Zenit.org

Lo scorso 21 novembre, presso il Palazzo San Pio X, si è tenuta la cerimonia di consegna del Premio delle Pontificie Accademie. Istituito nel 1997 da Papa Giovanni Paolo II, il Premio è un prestigioso riconoscimento che la Santa Sede concede alle personalità che si sono distinte nel corso dell’anno in varie discipline . Ogni otto anni il Premio è dedicato all’arte, quest’anno, in particolare, sono state scelte la scultura e la pittura. Vincitori ex-aequo dell’edizione 2012 sono stati quindi la scultrice polacca Anna Gulak e il pittore spagnolo David Lopez Ribes.

David, artista 40enne di Valencia, sposato con sei figli, è laureato in Belle Arti e specializzato a New York presso la School of Visual Arts. Appartiene al Cammino Neocatecumenale e collabora da 13 anni con l’iniziatore Kiko Arguello per la realizzazione dei suoi dipinti.

Un “artista cristiano moderno” quindi, che, convinto delle parole di Benedetto XVI secondo cui il “bisogno fondamentale dell’uomo” sia la bellezza, afferma che “l’artista che ha conosciuto la bellezza della vita cristiana, deve farla conoscere”. ZENIT lo ha intervistato.

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Ci racconti come si è svolta tutta la vicenda del Premio.

David Lopez Ribes: A febbraio, sono stato chiamato dal Consiglio delle Pontificie Accademie perché da un po’ di tempo lavoravo al progetto di Arte e Fede che è stato presentato con la Giornata Mondiale della Gioventù e che mi ha permesso di viaggiare in molte città e di farmi conoscere. Quindi sono stato invitato a candidarmi al Premio Pontificio che ogni anno viene dato a diverse personalità e ogni otto anni agli artisti. Un mese fa, poi, mi hanno chiamato nuovamente dicendomi che il Papa aveva visto le opere dei finalisti e che aveva deciso di consegnare il Premio a me e ad un’artista polacca.

Il Premio, quindi, riguarda solo il progetto Arte e Fede?

David Lopez Ribes: No, ho più di venti anni di lavoro alle spalle come artista cattolico nel mondo secolarizzato contemporaneo. Facendo questo mestiere vedo che l’uomo moderno si trova in un processo dove è evidente che stia perdendo il senso della sacralità della vita e della trascendenza.

E lei come si pone di fronte a questa problematica?

David Lopez Ribes: Appartengo al Cammino Neocatecumenale che mi permette di vivere una fede adulta, che mi dona amore alla Chiesa di oggi, e soprattutto dà un significato trascendente alla mia vita. Sono sposato grazie alla Chiesa e ho sei figli. Proprio lo scorso mese è nato il sesto…

In che modo si può migliorare questa situazione di una mancanza nell’uomo del senso della sacralità e della trascendenza?

David Lopez Ribes: Il Santo Padre, l’anno scorso, durante la sua visita a Barcellona, ​​quando venne a consacrare la Sagrada Familia disse che “il bisogno fondamentale dell’uomo è la bellezza”. Questo è impressionante ed è assolutamente vero. Non è il pane ciò di cui ha bisogno l’uomo, ma la bellezza. È qualcosa di molto profondo, soprattutto per chi, come me, ha conosciuto la bellezza. E proprio perché sono stato a contatto con essa, ho avuto la necessità di condividerla attraverso il ministero che Dio mi ha dato e dunque la mia professione.

Di cosa si occupa principalmente?

David Lopez Ribes: Collaboro da circa tredici anni con Kiko Arguello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale, in un team di dieci artisti, per portare una proposta estetica alla Chiesa, che sia al servizio dell’uomo e della fede e che possa permettere di vivere meglio la liturgia e i sacramenti. Significa arrivare, attraverso l’arte all’uomo, anche a quello che non è mai entrato in una Chiesa, fornendogli spunti e concetti non necessariamente “intellettuali”.

Non necessariamente arte sacra quindi?

David Lopez Ribes: Penso che Dio si possa incontrare anche attraverso linguaggi più contemporanei e riconoscibili, come ad esempio la video-arte. Sono i canali che io ho utilizzato per condividere con l’esterno il mio incontro con la bellezza. Attraverso di essi cerco di avvicinare le persone a problematiche che forse neanche si pongono, come ad esempio il senso della vita.

In un certo senso lei vuole dare dei contenuti per “educare” il suo pubblico?

David Lopez Ribes: Oltre alla situazione che ho appena descritto, allo stesso tempo, vedo che ci sono tante persone credenti, che vivono attivamente la fede, ma non trovano riscontro nell’arte contemporanea. Ho notato che in un’opera c’è bisogno di dire qualcosa, o con la lingua o con il contenuto. L’uomo di fede riconosce quando c’è un contenuto profondo e, quindi, cerco di avvicinarlo con un nuovo linguaggio attraverso gli stili contemporanei della pittura, della scultura e della video-arte.

Ci dica qualcosa in più sulla video-arte…

David Lopez Ribes: La video-arte ha delle potenzialità spirituali incredibili. Ma paradossalmente, in questo processo di demistificazione della vita, nella video-arte non c’è oggi molto spazio per la riflessione spirituale. Noi invece abbiamo bisogno di testimoniare. Nel mio caso tutto nasce dalla mia esperienza personale. In casa mia vivo molteplici segni liturgici e sacramentali, come spezzare il pane con i bambini ad esempio. La mia casa è una chiesa domestica dove si vive la bellezza, dove ci sono ogni giorno segni molti importanti come, per esempio, le mani che bagnano un bambino, che sono segno delle mani nella fonte battesimale. Io cerco di raccogliere tutti questi segni attraverso la video camera.

Come si può distinguere la vera arte dalla banalità, soprattutto in un periodo in cui si vive una grande libertà dell’espressione artistica?

David Lopez Ribes: L’arte si mostra nella bellezza. Non è vero che la bellezza ha cessato di esistere. L’arte implica un percorso di “esodo” che è complicato, ma che non vuol dire che non esista una relazione che coinvolge gli artisti con le loro opere. Non è una questione morale, l’arte dovrebbe essere arte in sé. E come cristiano devo tradurre quello che vivo.

Secondo lei all’arte di oggi manca la bellezza?

Davi Lopez Ribes: Purtroppo si, lo confermo senza alcun dubbio. Ma perché succede questo? Perché se non si ha la bellezza dentro, come si fa a farla stare nelle opere? Per questo è urgente, come ha detto il Papa, riscoprire la bellezza che solo la vita cristiana può donare, e poi farla conoscere.

 

fonte: http://www.zenit.org/article-34175?l=italian

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