Approfondimento: architettura e storia della Nuova Estetica

Bene fratelli, ricominciamo a parlare di estetica, partendo da quelle che sono le radici profonde della Nuova Estetica del Cammino Neocatecumenale. Solo conoscendo le radici di un albero, si può comprendere di quale  ricchezza è pregno il suo frutto. Nell’arte sacra si può rilevare un ritorno ai modelli iconografici del passato. Non sono poche le opere e le iniziative artistiche in cui si tenta un recupero dei modelli figurativi, utili, nuovamente, a trasmettere le verità di fede in un mondo in progressiva scristianizzazione.

All’interno di questa corrente, si può collocare l’opera dello spagnolo Kiko Arguello (León, 1939), pittore e fondatore del Cammino Neocatecumenale, itinerario di iniziazione cristiana, che nasce come conseguenza del Concilio Vaticano II. All’interno di questa realtà ecclesiale si è sviluppato un rinnovamento artistico, che cerca di portare la parrocchia a trasformarsi in immagine di un “villaggio celeste di fronte al villaggio globale … Un luogo dove effettivamente si crea un popolo nuovo.”

Questo rinnovamento si concentra su due punti: il primo è quello di creare nuovi spazi architettonici e il secondo il recupero dell’icona nell’arte occidentale.

In termini di architettura, il progetto della Nuova Estetica del Cammino Neocatecumenale segue la massima di Eugenio d’Ors, “ciò che non è tradizione è plagio.” In questo modo viene ad applicarsi il “principio adattivo” proposto da Leon Battista Alberti nel De re aedificatoria (1450): “per edificare nel presente e generare l’architettura del futuro basta basarsi sulle costruzioni del passato”.

Per affrontare la sfida della società globale di oggi, secolarizzata e scristianizzata, il Cammino Neocatecumenale assume la tradizione architettonica ecclesiale, innovando a partire da queste forme esemplari che ci precedono. La tradizione ispira nuovi modi di annunciare Cristo in mezzo a questa generazione per determinare, così, la Nuova Evangelizzazione del Terzo Millennio.

Questo rinnovamento dell’architettura sacra è, senza dubbio, molto anteriore al Cammino Neocatecumenale.

Il principale antecedente di questo rinnovamento nasce dalla stretta collaborazione tra il teologo Romano Guardini (1885-1968) e l’architetto Rudolf Schwarz (1897-1961).La concezione liturgica di Romano Guardini è inseparabile dall’esperienza estetica. Il rinnovamento religioso di una fede reale che aveva iniziato Guardini, generò anche una “estetica della fede”, come una forma di riscoperta della fede attraverso la bellezza dei segni visibili.

Nella Pasqua del 1920, Romano Guardini visitò, per la prima volta, il castello Rothenfels-am-Main, nei pressi di Wurzburg, un edificio del XII secolo sulle rive del fiume Mena. Dall’estate del 1919 fu sede del movimento giovanile cattolico Quickborn (nel basso tedesco: sorgente di acqua viva). Divenne cappellano e direttore spirituale del centro. Come tale, Guardini diede profondità teologica e base oggettiva allo stile di vita che veniva praticato nelle comunità di Quickborn. In effetti, negli anni Venti scrive i suoi libri sulla liturgia che riflettono il suo impegno per queste comunità: “Lo Spirito della Liturgia” (1918) “Formazione liturgica”, (1923) e “I segni sacri” (1927).

Nel corso di molte settimane di convivenza e di lavoro comunitario, Guardini e Schwarz cominciarono a modificare i tradizionali spazi celebrativi.

Romano Guardini si appoggia fondamentalmente sulla essenza della liturgia: il mistero pasquale della morte e risurrezione di Gesù Cristo. Egli considerava l’oggettività della festa liturgica e l’influenza di quest’ultima sulla composizione dello spazio. La celebrazione dell’Eucaristia e della Parola, vissute in un regime di una piccola comunità, la partecipazione attiva dell’assemblea nei gesti simbolici e nel canti, obbligavano a cambiamenti nella progettazione e organizzazione della sala.

Istituirono, così, un canone che recuperava elementi celebrativi della Chiesa primitiva. Questi cambiamenti culminarono, nel 1924, con la riforma dell’interno del castello tenuto da Schwarz, dove questo canone dello spazio celebrativo tanto nuovo venne a definirsi.

Questa nuova estetica, basata sulla celebrazione comunitaria della liturgia, si esprimeva soprattutto nella cappella e nella grande sala medievale chiamata “La Sala dei Cavalieri” (Rittersaal). In questa sala, più grande della cappella, si celebrava a volte anche la Messa; è significativo che in questi tempi, già nel 1922, il celebrante era rivolto verso il popolo.

La celeberrima soluzione della Sala dei Cavalieri nel castello di Rothenfels costituì un riferimento significativo per i progetti delle chiese parrocchiali che ulteriormente svilupparono la riforma liturgica del Concilio Vaticano II. Ci fermiamo a considerare l’importanza che riveste, nel progetto di questo canone, la Nuova Estetica del Cammino Neocatecumenale, come base di questi stessi complessi parrocchiali di Estetica Nuova.

 

 

Il canone della nuova estetica fu stabilito come segue:

• ubicazione assiale e cristocentrica dell’altare (Bartning Otto, 1883-1959, Johannes van Acken, 1879-1937);

• disposizione dell’assemblea in “ordine circolare” (Martin Weber, 1890-1941; Dominikus Böhm, 1880-1950; Holzmeister Clemens, 1886-1983);

• il banchetto eucaristico come memoriale del Sacrificio e della Risurrezione pasquale di Gesù Cristo secondo i principi della riforma liturgica avviata da san Pio X e sviluppata a Solemnes e Maria Laach (luoghi benedettini) (Dom Hans van der Laan OSB, 1904-1991);

• l’utilizzo di nuovi materiali propri della società urbana e industriale come l’acciaio o il cemento;

• funzionalismo urbanistico e razionalismo architettonico della Bauhaus e De Stijl Der senza l’elemento della secolarizzazione moderna (Marie-Alain Couturier, OP, 1897-1954; Pie-Raymond Régamey, 1900-1996).

 

Sia nella cappella, sia nella “sala dei cavalieri,” Schwartz adottò le possibilità che offriva questo canone di “spazio comunitario” (<<Communio-Räume >>): assemblea a forma di U, come un ” calice aperto “, in emiciclo, come anello aperto o chiuso, in “battaglioni circolari” con passaggi orientati verso l’altare … L’eleganza di questi spazi celebrativi è tipica dei modelli classici, come il canone di Policleto in scultura, per esempio. In effetti, gli architetti successivi hanno  ripetuto questo canone, adattandolo tecnicamente alle particolari condizioni offerte da ciascun edificio.

Nel castello di Rothenfels si realizzò qualcosa che doveva necessariamente avere seguito. La percezione diretta, l’esperienza della memoria di culto in un piccolo cerchio, talvolta anche grande, hanno avuto il loro effetto sul successivo sviluppo della comprensione della liturgia. Da un lato, proprio coloro che avevano partecipato a queste celebrazioni e incontri nel castello di Rothenfels, ampliarono il canone. Dall’altro, accadde qualcosa che non avrebbe più permesso di tornare indietro: la presenza del Signore in mezzo all’assemblea, illuminata dallo Spirito Santo, il “lumen praesens” abita in mezzo a noi, l’altare ha occupato il centro del mondo.

Aggiungiamo, nelle immagini che seguono, un esempio di come il progetto della Nuova Estetica del Cammino Neocatecumenale ha assunto gli schemi teorici di Rudolf Schwarz, relativamente la configurazione dello spazio di culto, tratto dal suo libro “Sulla costruzione di chiese” (1938): l’anello aperto, l’anello chiuso e il cammino.

 

Emil Steffann (1899-1968) mutuò questo canone dalla scala del tempio alla scala ampliata di un intero complesso parrocchiale. Questa sala era frutto, soprattutto, di una coscienza religiosa in formazione, applicata allo spazio e al tempo. Le esigenze pastorali hanno permesso che questo canone acquisisse non solo una caratura privata, ma anche pubblica e universale, attraverso l’edificazione di parrocchie secondo questo schema celebrativo. Il 27 novembre 1955 e dopo diciotto mesi di progettazione, fu inaugurata ciò che, fin dal principio,  figurò come l’opera più rappresentativa sia di Emil Steffann, sia dell’architettura religiosa tedesca in generale: la chiesa di San Lorenzo, a Monaco di Baviera (1955).

La nuova costruzione rispondeva non solo alle esigenze di una comunità di 8-9000 anime, ma anche al desiderio dello sviluppatore, la comunità sacerdotale degli Oratoriani: dare un’immagine adeguata alla celebrazione della liturgia come riunione intorno alla mensa del Signore.

Il grande progetto prevedeva un grande prato con alberi secolari nel centro del popolo. I requisiti erano una chiesa, una cappella per celebrare i servizi religiosi con i bambini, spazi per la gioventù e una casa parrocchiale per i diversi sacerdoti. Gli architetti hanno usato le aree verdi e i dislivelli naturali del terreno per creare una “zona sacra”, con la chiesa principale e gli edifici adiacenti e la casa parrocchiale disposte a U, in modo che si costituisse un grande cortile di entrata con una sorta di portico che conduce nello spazio della chiesa.

L’anno successivo fu costruita una cappella specifica per la pila battesimale, che era già stata prevista da Emil Steffann nel 1961. Ci sono ancora piani, nei primi anni settanta, per un asilo nido, nuovi uffici del centro parrocchiale e un ostello.

Dal primo momento della sua costruzione, il complesso è servito come guida per ogni progetto parrocchiale di Nuova Estetica. Il raggruppamento della comunità intorno a un centro spirituale e liturgico, l’altare, permane, come in passato, essendo un buon esempio di architettura religiosa, e questo anche dopo il 2000.

Dal 1927 Schwarz diventa direttore della Kungstgeweberschule (Scuola artigianale di Arti Applicate) di Aquisgrana, dove sperimentò forme di chiese con studenti e insegnanti. Chiamò a collaborare personalità di rilievo, come Gropius al Bauhaus, ma coinvolse anche i colleghi nei loro incarichi professionali, in uno spirito di collaborazione collettiva. Dalla scuola portarono alcuni lavori artigianali a Rothenfels, con il coinvolgimento di Guardini nella discussione sul valore delle opere.

Rudolf Schwarz istruì i suoi collaboratori della Scuola d’Arte di Aquisgrana sulle tecniche artistiche successive. Formò, così, una gilda o un gruppo artisti consacrati al diaconato attraverso la plastica. C’erano esperti di illuminazione, in paramenti liturgici, nell’abbigliamento, ecc. Vennero progettate sedie, calici e patene, croci, paramenti sacri … I banchi li disegnò Schwippert Hans: del lavoro di oreficeria si incaricò Schickel Anton, con i suoi studenti e la classe di Wilhelm Giesbert. La Via Crucis venne realizzata da Rupprecht Wilhelm, il candelabro della luce eterna e la piccola croce d’altare Fritz Schwerdt, e il santuario: Walter Ditsch. Le finestre furono realizzate da Anton Wendling. Così realizzarono il progetto di Pavel Florenskij, della liturgia come “opera d’arte totale” (Gesamtkunstwerk), che proponeva di recuperare la tradizione di artisti che lavorano in comunità al servizio della Chiesa.

Schwarz assunse su di sé la sfida, lanciata nel 1923 da Romano Guardini, di portare il Movimento Liturgico di fuori dello spazio monastico, e sviluppò il suo intento in scritti e realizzazioni di chiese e adattamenti liturgici, sino alla termine degli anni Sessanta del secolo scorso.

Il Movimento Liturgico non fu prodotto o realizzato, ma nacque da un necessario risveglio generale e da un completo “comportamento esistenziale cattolico”. Questo rinnovamento ha espresso l’urgenza di recuperare l’essenza del cristianesimo perché possa rinascere una vera vita liturgica, non solo in un’abbazia benedettina, ma anche nella vita quotidiana di una comunità parrocchiale.

I padri del Concilio Vaticano II rilevarono che la liturgia “è l’azione sacra per eccellenza”, “il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui scaturisce tutta la sua forza.” Lo spazio architettonico da utilizzare per questo scopo deve rispondere a esigenze molto alte, tanto dal punto di vista della liturgia, quanto nella sua forma estetica.

Il progetto della Nuova estetica del Cammino Neocatecumenale sorge come risposta a questa ispirazione del Concilio Vaticano II, di fronte alla crisi epocale che attraversa il mondo e il popolo di Dio nella società globale del Terzo Millennio. Dopo aver mostrato le influenze e gli antecedenti principali di questo progetto, ci dedicheremo ad esporla, in battuta successiva, in modo ordinato, analizzando ciascuno dei suoi elementi.

Per oggi finiamo qui. Saluto tutti i fratelli, in particolare i fratelli del Cammino in Chieti, Abruzzo.

La Pace

Fonte: http://www.camineo.info/news/268/ARTICLE/19657/2012-03-13.html

Condividi:
Share on FacebookTweet about this on TwitterEmail this to someone

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

quattordici − 9 =