Seminario Redemptoris Mater di Macerata – 2° parte

Come riportato nel primo articolo relativo al Seminario Redemptoris Mater di Macerata, riportiamo, di seguito, le esperienze dei pittori che hanno realizzato i dipinti nella cappella del seminario.

I pittori raccontano

«La bellezza di un dipinto è la bellezza della vita cristiana»

Miguelangel Sastra

Sono spagnolo, ho 54 anni, sono spo­sato da 33 anni, abbiamo 17 figli, di cui 5 in cielo. Sono missionario itinerante nel sud della Spagna da 30 anni. In questi anni di evangelizzazio­ne, abbiamo visto che le comunità che nascevano avevano bisogno di un luogo dove pregare. Così ho comincia­to, insieme a Kiko, a realizzare una nuova estetica. Ma prima di tutto questa nuova estetica è nata nella mia vita: ho sentito l’amore di Dio e in me è nata una vita nuova, la mia famiglia ha cominciato a crescere (provengo infatti da una famiglia di 10 figli, e avevo detto a mio padre che non avrei mai fatto come lui, ma ora l’ho sorpassato!). Quindi la bellezza di un dipinto è la bellezza della vita cristiana. Questo tempo è di preghiera, ma anche di sofferenza, perché sto qui senza moglie e figli, ma mi riempie di gioia sentirli tutti i giorni e sono contenti di collaborare: anche il loro stare a casa, senza il pa­dre, li rende parte di questa missione. Stiamo facendo questo per i poveri, che non hanno una pittura vicina, in casa hanno dei quadri orribili, tutte copie. Che non sia così nel luogo dove celebrano l’Eucarestia. Questa sensibilità si impara col tempo, perché ci saranno preti che guardando questo dipinto sentiranno un’emozione interiore, perché quando si riceve amore si dà amore. Ai miei figli dico sempre che ascoltino musica buona, perché di cattiva ce ne è tanta; come un bambino che se da piccolo mangia il prosciutto buono, lo vuole anche da grande, lo stesso è con l’arte, perché tutti meritiamo di essere amati, così come ama Dio: con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze.

Don Vincenzo Finocchiaro

«L’immagine fa presente il cielo sulla terra»

Da qualche anno Kiko mi dà la possibilità di aiutare questo gruppo di pittori, con la missione di potere rappresentare il mistero della salvezza dell’umanità, mistero che abbiamo vissuto in prima persona, cioè l’azione di Dio che ha trasformato la nostra vita. Ero un ragazzo di 14 anni quando ho conosciuto il Cammino neocatecumenale, in un momento in cui ero en­trato in un non senso della vita. Al contatto con il mondo, sentivo veramente che «ogni uomo è falso» (Salmo 116,11), ma in fondo questa falsità era anche mia. Nel Cammino ho trovato un senso, il senso di Gesù Cristo Crocifisso, che ci mostra il suo amore gratuito. Prima avevo fatto l’Accademia di Belle arti a Urbino, poi sono entrato in Seminario a Roma. Ora sono chiamato a servire questo gruppo di pittori ed è impressionante la comunione che il Signore ci dona lavorando insieme, artisti di diversa forma­zione, cultura e personalità. Come la Parola di Dio incarna Cristo nell’uomo, così anche l’imma­gine ha il potere di fare presente che Cristo è amore. Per noi questo tempo è basato sulla pre­ghiera, infatti l’arte è legata alla vita: se c’è una vita interiore vera, che viene dall’intimità con Dio, allora c’è anche una pittura viva, altrimenti possiamo comunicare morte anche attraverso l’immagine; perciò celebriamo quotidianamente l’eucarestia, le lodi, scrutiamo le scritture e ci ri­conciliamo tra i fratelli, chiedendoci perdono se ci sono giudizi, invidie, e questo ristabilisce continuamente la comunione, perché anche se appare la nostra debolezza, appare anche la po­tenza di Dio che ci unisce, ci fa un solo corpo per annunziare la sua parola e la sua vita.

 

Peter Paul Sultana

«Il Signore non toglie nulla, ma dona tutto»

Sono Peter Paul, vengo da Malta, ho 24 an­ni, sono seminarista qui a Macerata da tre anni. A Malta, non essendoci l’Accademia di Belle arti, ho fatto un corso all’Universi­tà che mi avrebbe permesso di insegnare arte nelle scuole medie. Poi al pellegrinag­gio di Colonia mi sono alzato per entrare in Seminario, infatti il Signore mi ha parla­to fortemente dicendomi di rinunciare all’arte e a tutta la carriera. Quindi sono entrato in Seminario anche se proprio in quel periodo avrei potuto iniziare ad insegnare. Lo scorso anno ero molto in cri­si per questa rinuncia alla pittura, perché in Seminario dovevo studiare altre cose, quindi vivevo un combattimento continuo, volendo sia seguire il Signore, sia non rinunciare alla pittura. Ma il Signore ascol­ta veramente le preghiere e le angosce e ti ripaga come sa Lui. Infatti proprio lo scorso anno è venuto qui in Seminario un ragazzo che fa parte della scuola di pittura di Kiko, che d’estate mi ha invitato ad andare ad aiutarli a dipingere una chiesa in Sicilia. Questa è stata la mia prima esperienza come aiutante: la scuola è formata da pittori, apprendisti e aiutanti. Noi aiutanti puliamo i pennelli, prepariamo i colori, ma i pittori, essendo anche molto umili, in alcuni momenti ci danno la possibilità di dipingere seguendo le loro indicazioni. Una cosa che si vede mol­to in questo gruppo di artisti è la comunione. In questo mese è stato faticoso fare la vita di seminarista e al contempo aiutare i pittori; posso dire di essere stanco, ma felice.

Con questo termina l’approfondimento sul seminario Redemptoris Mater di Macerata. Alla prossima!

La Pace

 

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